La Direttiva Ue sui servizi di pagamento (denominata PSD2) ha come obiettivo quello di standardizzare le modalità di esecuzione dei pagamenti digitali, rendere più sicure le transazioni e tutelare i consumatori. Cambierà radicalmente il mondo dei servizi finanziari aprendo la porta anche a nuovi soggetti, come Apple, Amazon e Google.
L’entrata in vigore di questa nuova direttiva introduce per gli utenti che utilizzano un conto corrente online la possibilità di effettuare pagamenti o accedere alla rendicontazione bancaria attraverso software realizzati da terze parti autorizzate. I nuovi player, se autorizzati, potranno operare sui conti correnti degli utenti finali, introducendo con tutta evidenza il rischio di disintermediazione tra le banche e la propria clientela. Il più significativo impatto sul piano tecnico riguarda proprio la richiesta della direttiva di facilitare le operazioni di accesso ai conti da parte di provider esterni, per la raccolta di informazioni o per l’elaborazione di un pagamento. Attualmente ci sono soltanto 20 soggetti “terzi” autorizzati in Europa dalla FCA (la britannica Financial Conduct Autorithy) e tra questi una sola realtà italiana.
Le API (Application Programming Interface) rappresentano uno specifico approccio architetturale che garantisce scalabilità, sicurezza e riusabilità del codice. Questa soluzione dovrebbe consentire alle banche di ridurre i costi di integrazione, aumentandone la velocità e rendendo disponibile una piattaforma di innovazione rivolta anche a sviluppatori e fintech. Insomma, stiamo entrando nell’Open Banking.
Nel Regno Unito le 8 banche maggiori, per attrarre a livello globale società che sviluppino app o strumenti innovativi basati sulla PSD2, hanno finanziato con 5 milioni di sterline una competizione globale a premi sponsorizzata dalla Fondazione NESTA . Anche Spagna, Germania e Francia stanno accelerando sul processo. In Italia la partita si giocherà su chi partirà per primo. La PSD2 offre dei vantaggi competitivi rispetto a chi non la implementa. Come già detto, con la PSD2 la competizione per le banche si allarga a colossi retail, facendo leva sui dati delle banche stesse.
In questo scenario si apre per le piccole e medie imprese l’era del credit scoring in tempo reale. Attualmente gli operatori del settore utilizzano quasi esclusivamente dati sui bilanci dell’anno precedente e quindi la valutazione è spesso superata. Oggi una delle esigenze prioritarie per le imprese è avere una valutazione affidabile e veloce sul proprio merito creditizio, accelerando i tempi per ottenere il credito necessario alla gestione ordinaria ma anche per progetti di breve e medio termine. I tempi di attesa proposti dalle banche spesso sono troppo lunghi per come si evolvono al giorno d’oggi le situazioni e non si può rimanere con le mani in mano.
Il punto di partenza per tutti sono i dati finanziari presenti nell’ultimo bilancio disponibile e i dati mensili aggiornati della Centrale Rischi di Banca d’Italia. La nuova frontiera, però, è un sistema (esiste un unico brevetto al momento) completo di valutazione del rischio di credito delle PMI che, oltre ai dati classici, usa anche quelli del conto corrente bancario dell’impresa stessa. È una specie di passaporto che l’azienda può pubblicare sul suo sito web per mostrare in maniera semplice la propria qualità creditizia e aumentare così la propria visibilità a livello globale.
L’impresa autorizza uno dei soggetti riconosciuti dalla FCA britannica (che accede tramite un token ai sistemi delle banche) a utilizzare questo flusso di dati per offrire, grazie anche all’uso di algoritmi, una situazione, appunto, in tempo reale della qualità del credito col relativo rischio di default.
L’ABI e molte banche stanno capendo l’importanza e i vantaggi di una simile innovazione. Innanzitutto la pre-selezione della clientela utilizzando il rating finanziario e le profilazioni basate sulla probabilità di default. Questo garantisce una maggiore velocità nella fase di decisione di affidamento, con la possibilità di calcolo puntuale del rischio della clientela e del proprio portafoglio. In ottica relazionale, maggiori informazioni comportano il miglioramento della relazione con la clientela, nonché dei volumi e dell’utilizzo delle risorse. In prospettiva un simile sistema predittivo può suggerire all’azienda nuove soluzioni per il contenimento dei costi aziendali ma soprattutto per orientare al meglio gli investimenti a breve e medio termine.
Fonte il Sole 24 Ore. Leggi l’articolo qui